CAPITOLO 2
CARATTERIZZAZIONE PIEZOELETTRICA
Come già precedentemente affermato, le proprietà dielettriche sono tra loro legate da variabili di stato del sistema, e quindi la scelta tra le variabili indipendenti per un sistema costituito da materiale piezoelettrico polarizzato e sottoposto simultaneamente ad uno stress (Tj) e a un campo elettrico (Ei), può essere arbitrariamente selezionata come mostrato in figura 2.1
Con:
i=1, 2, 3 e j=1,2,…6
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Lo studio delle caratteristiche elastiche, piezoelettriche e dielettriche di un materiale piezoelettrico consiste quindi nella determinazione dei valori delle numerose costanti precedentemente descritte.
A seconda delle costanti fondamentali che si vogliono determinare si richiede una serie di misure su campioni di diverse geometrie e dimensioni.
I metodi adottati, in generale, per la determinazione delle costanti sono due: uno basato su misure statiche e quasi statiche, l’altro basato sul metodo della risonanza in regime dinamico.
2.2 MISURE STATICHE E QUASI STATICHE
Si può subito dire, molto sinteticamente che, per quanto riguarda le misure quasi statiche, bisogna distinguere i due effetti, cioè quello diretto e quello inverso, in modo da poter ottenere la costante di carica piezoelettrica dij e lo strain meccanico subito dal materiale per unità di campo elettrico applicato, da indicarsi nuovamente con dji in due modi diversi (come già è stato detto precedentemente le due costanti sono numericamente uguali)
Per ottenere un effetto diretto occorre sottoporre il campione[1] polarizzato ad uno stress unidirezionale dopo averlo collegato in parallelo ad un condensatore di capacità sufficientemente elevata come illustrato in figura 2.2.
Figura 2.2: Grandezze e cariche in un campione sollecitato meccanicamente e con d33>0
Nella figura 2.2 è mostrato, per maggiore chiarezza, un campione piezoelettrico polarizzato nella direzione dello spessore (asse x3). Il campione è dotato di elettrodi sulle superfici maggiori ed il condensatore posto in parallelo deve avere una capacità C da 10 a 100 volte maggiore di quella del campione stesso.
Se al campione applichiamo uno sforzo di intensità T3, parallelo alla direzione di polarizzazione, allora la forza F3 (in modulo) risultante sul campione è data dal prodotto tra lo sforzo T3 e l’area A della superficie su cui è applicato, ed ha stesso verso e direzione di T3.
Il comportamento del materiale in questa situazione è descritto dall’equazione.
D3=d33T3+e33E3T (2.1)
Tale equazione è stata ricavata dalla corrispondente equazione ponendo T1 e T2 uguali a zero.
La carica totale sulla superficie sottoposta a stress è:
Q=D3A (2.2)
essendo D3 lo spostamento elettrico in direzione 3.
Sul condensatore, di capacità C, risulta applicata la tensione di intensità:
V=Q/C (2.3)
L’intensità del campo elettrico indotto sulla direzione 3 vale:
E3= - V/t (2.4)
Dove t è lo spessore del campione.
Il modulo del vettore di polarizzazione corrispondente vale (sempre in direzione 3):
P3=D3 - e0E3 (2.5)
Poiché la grandezza normalmente misurata è la tensione V, risolvendo le equazioni precedentemente scritte secondo tale variabile si ottiene:
(2.6)
La (2.6) può essere semplificata (cosa che realmente si fa) in questo modo:
se
(2.7)
Quindi dalla (2.6) si deduce che:
1. Se d33>0 e T3>0 Þ V>0 cioè si individua il verso positivo degli assi cartesiani ovvero degli assi cristallografici.
2. Se è valida la (2.7) è come se lavorassimo con campo elettrico nullo e stress costante (la (2.1) si potrebbe scrivere: D3=d33T3 o più in generale Di=dijTj)
In questo caso si considera un campione sottoposto a campo elettrico costante (o lentamente variabile) e uniforme e si misura lo strain che ne consegue.
In condizioni di stress nullo otteniamo la relazione:
Sj=dijEi (2.8)
La condizione di campo elettrico costante e uniforme è facilmente ottenibile, mentre lo stress nullo si può garantire mediante opportune geometrie del campione.
L’uso dell’effetto inverso permette una maggiore accuratezza nella determinazione delle costanti piezoelettriche ma presenta maggiori difficoltà nella rilevazione della grandezza da misurare in quanto gli strain prodotti da campi elettrici anche elevati possono essere molto ridotti.
A tale riguardo è interessante citare la tecnica di rilevazione acustoottica interferometrica [7]. Tale tecnica consiste nell’indirizzare un fascio laser di frequenza e intensità note sul campione mentre questo viene sottoposto ad un campo elettrico alternato.
La deformazione periodica del campione provoca una modulazione di fase del fascio riflesso. Tale fascio riflesso viene fatto interferire con una parte del fascio incidente opportunamente deviato. La sovrapposizione dei due fasci agisce su di un fotorivelatore che fornisce in uscita un segnale modulato in fase dalla frequenza di oscillazione del campione. Operando opportuni filtraggi di questo segnale si può risalire all’ampiezza di oscillazione del campione e quindi alle sue caratteristiche di elasticità.
Il segnale elettrico che sollecita il campione opera al di sotto delle frequenze di risonanza del campione e pertanto si può parlare di misure quasi statiche. Con questo metodo è possibile determinare ad esempio la costante d33 e tutte le costanti con pedice (33).
L’uso di questa tecnica in unione a quella dinamica, che verrà descritta in seguito, può semplificare la misura delle costanti del materiale in quanto consente di evitare la realizzazione dei campioni più critici e complessi, come quelli da polarizzare nel senso della lunghezza.
In generale le tecniche di misura statiche e quasi statiche consentono una precisione abbastanza buona con errori dell’ordine di qualche punto percentuale. Le tecniche di misura più utilizzate tuttavia sono quelle in regime dinamico, che forniscono una precisione maggiore e si possono applicare più facilmente a classi più ampie di orientamenti cristallografici e geometrie di campioni.
2.3 MISURE IN REGIME DINAMICO: CIRCUITO EQUIVALENTE
Per effettuare le misure delle costanti piezoelettriche in regime dinamico è necessario utilizzare il metodo della risonanza. In pratica si tratta di sottoporre i campioni piezoelettrici a forze oscillanti con una pulsazione w ed una ampiezza F0 in modo da porli in condizioni di risonanza.
In questo ambito è possibile ottenere misure significative sulla base della teoria inerente il modo di vibrazione del materiale, per cui bisogna realizzare i campioni secondo forme ben precise in modo da selezionare determinati modi di vibrazione[8].
Con il metodo della risonanza viene misurata l’impedenza elettrica del campione, detto anche risonatore, in funzione della frequenza del segnale che lo pone in vibrazione.
Il circuito equivalente di un campione piezoelettrico metallizzato su due facce piane e parallele di superficie A [m2], distanti tra loro t [m], vicino alla sua frequenza di risonanza, se il modo di vibrazione in esame è isolato, è costituito da un’induttanza L, da una resistenza R, e da una capacità C in serie tra loro e a loro volta in parallelo ad un’altra capacità C0, come mostrato in figura 2.3
Figura 2.3: Circuito elettrico equivalente di un materiale piezoelettrico nell’intorno della sua frequenza di risonanza.
Il parametro C0 rappresenta la capacità effettiva della ceramica, mentre i parametri associati a L, C, R rappresentano rispettivamente la massa, l’elasticità e la dissipazione meccanica del risonatore.
Il reciproco dell’impedenza elettrica Z(W) [W] che esprime l'ammettenza in termini vettoriali in funzione della pulsazione del circuito in figura è:
(2.9)
Dalla (2.9), ponendo successivamente:
,
,
ed
(2.10)
Si ottiene:
(2.11)
Quindi:
(2.12)
Infine, normalizzando la (2.12), si può scrivere:
(2.13)
essendo A(w) la parte reale (o componente resistiva o resistenza) e B(w) il coefficiente dell’immaginario (o componente reattiva o reattanza) del vettore impedenza Z(w).
Dalla (2.10) si ricava innanzi tutto che A(w)>0 sempre, mentre si ha B(w)=0 (pulsazione di reattanza nulla) se e solo se :
cioè quando
(2.14)
Poiché nella pratica sperimentale, nei materiali piezoelettrici, si può trascurare il valore della resistenza R rispetto alla reattanza capacitiva X0, almeno nelle vicinanze di X=0, allora le soluzioni della (2.14) potrebbero essere:
e
;
(2.15)
da cui, ricordando le posizioni espresse in (2.10) si avrà:
ed
,
(2.16)
essendo C’ il valore della capacità C e C0 in serie tra loro. Siccome in generale, nei materiali piezoelettrici, il valore di C0 è più grande di C, i valori numerici di w1 e w2 saranno tra loro vicini, pur essendo comunque sempre w2 - w1 >0
In definitiva possiamo quindi affermare che w1 è la pulsazione di risonanza del campione in esame e dipende solo dalle caratteristiche fisiche e meccaniche di questo; la frequenza di risonanza fr, o frequenza di risonanza serie, sarà allora fr=w1/2p; mentre w2 è la pulsazione di antirisonanza del campione; tale pulsazione che, essendo funzione anche di C0, dipenderà dai parametri geometrici del campione. Analogamente a prima, la frequenza di antirisonanza fa, o frequenza di risonanza parallelo, sarà fa=w2/2p.
Nella figura 2.4 sono riportati gli andamenti caratteristici (in unità arbitrarie) della parte reale A(w) e della parte immaginaria B(w) (modulo e fase) dell’impedenza Z in funzione della pulsazione w e relativi ad un circuito come quello di figura 2.3.
Quindi, come già fatto notare, le frequenza di risonanza e antirisonanza sono in relazione con le caratteristiche meccaniche e fisiche e quindi con le proprietà dielettriche, piezoelettriche ed elastiche del materiale. E’ necessario, quindi, misurare tali frequenze per risalire ai coefficienti ricercati.
Figura 2.4: andamenti caratteristici delle funzioni A(w) e B(w)
L’approssimazione effettuata nella (2.15) è corretta se si tengono presenti le seguenti considerazioni:
1. Come già precedentemente detto, allo scopo di caratterizzare elettricamente una ceramica piezoelettrica, bisogna utilizzare campioni di forme diverse, polarizzati lungo direzioni prestabilite. Il diverso numero di campioni di forme particolari è necessario per fare un’analisi del comportamento elettrico di una ceramica polarizzata, lungo una direzione per volta (detta analisi unidimensionale), osservandone il modo di vibrazione fondamentale (o modo di vibrazione puro).
2. Ci si occupa allora della ricerca di particolari frequenze caratteristiche, tramite il metodo noto come “metodo della risonanza”, applicando ai campioni un opportuno campo elettrico e variandone la frequenza.
3. I campioni di forme e dimensioni standardizzate vengono caratterizzati con un analizzatore di impedenza e di guadagno/fase (mod. Hewlett Packard 4194A) mediante il quale si registra l’andamento del modulo e della fase dell’impedenza nell’intervallo di frequenza 100 Hz - 15 MHz.
4. Si trovano tre frequenze nell’intorno della frequenza di risonanza e tre nell’intorno della frequenza di antirisonanza e cioè:
fm= frequenza di minima impedenza
fs= frequenza di risonanza serie o di minima resistenza assoluta
fr= frequenza di risonanza
fn= frequenza di massima impedenza
fp= frequenza di risonanza parallelo o di massima resistenza assoluta
fa= frequenza di antirisonanza
5. Come già detto, le frequenze fS e fp sono indipendenti dai parametri del circuito equivalente a costanti concentrate, esse fanno infatti riferimento a conduttanza e resistenza assoluta del materiale piezoelettrico.
La differenza tra fp e fs dipende sia dal “fattore di merito” del materiale, definito come:
(2.17)
sia dalla geometria del risonatore.
6. Introducendo il fattore di accoppiamento elettromeccanico effettivo k2eff , definito come:
(2.18)
si può definire la figura di merito M, che mette in relazione il fattore di qualità meccanica (o fattore di merito) Qm e il fattore di accoppiamento elettromeccanico effettivo:
(2.19)
7. Le frequenze da misurare dovrebbero essere fs e fp, ma è possibile sostituirle con fm e fn rispettivamente; ciò rende più semplice il procedimento di misura in quanto tramite un HP4194 impedence/gain-phase analyzer è possibile, tra le altre numerose funzioni, avere uno sweep in frequenza dell’impedenza del campione in esame [9].
8. In definitiva le approssimazioni di cui sopra sono possibili nel caso in cui il valore della figura di merito M sia maggiore di 50. In tal caso infatti, le distanze tra le frequenze si riducono a tal punto da poter approssimare fs con fm e fp con fn. Nel caso in cui il fattore M sia minore di 50 occorre fare delle correzioni sulle quantità misurate o fare misure più dettagliate con un ponte di impedenza o ammettenza, per determinare fp e fs direttamente; se tuttavia il valore di M è così piccolo da essere minore di 5 non è possibile fare misure accurate di fp.[10].
2.4 CARATTERIZZAZIONE DI UN MATERIALE PIEZOELETTRICO
Per quanto riguarda la caratterizzazione completa di un materiale piezoelettrico bisogna tener presente la teoria della propagazione delle onde nella particolare geometria dei campioni in esame.
Per poter calcolare quindi le costanti piezoelettriche, il modo più semplice è di effettuare misure di risonanza su geometrie particolari, allo scopo di isolare i modi di vibrazione, e quindi poter calcolare una sola costante alla volta, o almeno un set limitato di costanti piezoelettriche.
Si possono usare diverse combinazioni di forme per ottenere il set di costanti indipendenti, ma la più usata è la seguente [5]:
A. Piastra rettangolare
B. Piastra quadrata
C. Disco
D. Parallelepipedo allungato “shear-plate”
E. Parallelepipedo allungato
2.4.1 Caratterizzazione piezoelettrica: metodi di misura [11]
Se lo strain e lo spostamento elettrico sono, ad un certo istante, le variabili di stato indipendenti di un sistema piezoelettrico, allora le equazioni da considerare sono:
(2.20)
dove i, j, k, l=1, 2, 3 ed inoltre si assume che:
1. Tij, Skl, sono i tensori di stress e strain. In particolare lo strain è messo in relazione con lo spostamento meccanico `u(x1, x2, x3) attraverso la seguente relazione:
(2.21)
2. Ei e Dk sono i componenti del campo elettrico e dello spostamento elettrico lungo le direzioni i e k che verificano, rispettivamente, le seguenti relazioni:
e
div `D=0
dove `V è la differenza di potenziale tra due facce del materiale piezoelettrico
3. CDijkl, hhij, bSik sono rispettivamente i componenti tensoriali della rigidità elastica, piezoelettricità e l’inverso della permettività. Per un piezoelettrico polarizzato lungo l’asse x3 la matrice elasto-piezo-dielettrica ha 5, 3 e 2 componenti, rispettivamente, non nulli.
4. Un onda piana, in generale ha la seguente forma:
(2.22)
dove Ui è il componente dell’ampiezza dello spostamento lungo l’asse i;
n è la velocità di propagazione dell’onda nel mezzo;
nj denota la direzione della propagazione dell’onda.
Inoltre bisognerà tenere presente la legge di Newton:
(2.23)
dove r è la densità del materiale e t è il tempo
5. I materiali piezoelettrici sono dotati di simmetria cristallina di classe ¥-mm equiparabile a quella della classe 6-mm. Inoltre gli assi cartesiani di riferimento saranno posti lungo le direzioni dei modi di vibrazione “puri”
2.4.1.1: Modo di vibrazione di un parallelepipedo piezoelettrico
Nella figura 2.5 sono state definite le convenzioni sul sistema di riferimento, sulle dimensioni e sullo stress applicato su di un parallelepipedo piezoelettrico, in cui sono state applicati gli elettrodi sulle facce maggiori e il verso della polarizzazione è quello indicato (lungo l’asse x3).
Figura 2.5: Convenzione sul sistema di coordinate cartesiani, sulle dimensioni e sullo stress
Applicando una tensione alternata (`V) sulle facce maggiori del parallelepipedo piezoelettrico, si avrà una vibrazione del parallelepipedo stesso e quindi uno spostamento `u lungo i tre assi cartesiani xi, con i=1, 2, 3.
La vibrazione lungo l’asse i può essere scritta nel seguente modo:
(2.24)
dove
e ni
è la velocità dell’onda lungo l’asse xi,
w
è la pulsazione della vibrazione.
Quindi tenendo presente la figura 2.5 e le equazioni (2.24) e (2.21) si possono fare le seguenti considerazioni:
- I componenti del tensore di strain Sij (i¹j) sono nulli: cioè S4=S5=S6=0.
- Poiché la tensione alternata è applicata sulle due facce parallele distanti tra loro 2a3, il campo elettrico sarà perpendicolare a tali facce e quindi sarà solo E3¹0 (E1=E2=0)
- La (2.20) viene semplificata, perché: E1=E2=0, e D1=D2=0, perché S4=S5=0 e di conseguenza anche T4=T5=T6=0, quindi il set completo di equazioni in questo caso sarà:
(2.25)
Considerando la (2.25), l’equazione div `D=0 e la (2.24) si ha:
(2.26)
dove r è la densità del materiale e dove si trova che
e
Le velocità n1 e n2 (in modulo) sono uguali perché il piano x1-x2 è isotropo per la piezoelettricità.
E’ da notare, inoltre, che in un mezzo illimitato le velocità n1 e n2 sono diverse. Nel caso in esame il mezzo è limitato e le onde che giacciono sul piano x1 – x2 sono creati da un’onda che si propaga lungo l’asse x3; nei mezzi illimitati le onde sono create e si propagano lungo l’asse x1 (o x2) e non ci sono onde lungo l’asse x3.
Se la tensione alternata `V ha una frequenza vicino a quella di risonanza del parallelepipedo piezoelettrico allora possiamo determinare l’impedenza del risonatore in esame. Infatti possiamo scrivere, sempre in riferimento alla figura 2.5, che:
quindi:
[2]
dove:
con i=1,2,3
r
è la densità del parallelepipedo piezoelettrico.
A questo punto si può concludere che se si vuole solo la vibrazione trasversale (solo sul piano x1-x2) su di un parallelepipedo piezoelettrico sottoposto ad una tensione alternata allora deve essere:
e
oppure
con n=1, 2, 3, …. e l è la lunghezza d’onda della tensione applicata: ciò significa avere 2a1 oppure 2a2 uguali a (2n+1)l/2 ovvero una delle due dimensioni perpendicolari a x3 devono essere un numero dispari di l/2.
Il procedimento fin qui adottato si può estendere, in modo analogo, a tutte le forme di tipo parallelepipedo e quindi trovare le dimensioni adeguate per ottenere modi di vibrazione puri di tipo trasversale e longitudinale e quindi i vari componenti della matrice elasto-piezo-dielettrica.
E’ da osservare che per ottenere la caratterizzazione completa è necessario, come precedentemente detto, anche una forma circolare per avere un modo di vibrazione puro detto “vibrazione planare” (per la dimostrazione si faccia riferimento a [11]e[12]).
Grandezza |
Descrizione |
UNITÀ DI MISURA |
GRANDEZZA |
Descrizione |
Unità di misura |
l,w,t |
Lunghezza, larghezza, spessore di un campione a forma di parallelepipedo |
[m] |
sij |
Cedevolezza elastica |
[m2/N] |
d |
Diametro di un campione a forma di disco |
[m] |
kij |
Accoppiamento elettromeccanico |
|
fs, fp |
Frequenze di risonanza e antirisonanza |
[Hz] |
dij |
Costante piezoelettrica di deformazione |
[m/V] |
r |
Densità del materiale |
[g/m3] |
gij |
Costante piezoelettrica di tensione |
[Vm/N] |
sp |
Costante di Poisson |
|
Cij |
Costante di elasticità |
[Pa] |
Qm |
Fattore di qualità meccanica |
|
eij |
Permettività |
[F/m] |
Z |
Impedenza acustica |
[g/(m2s)] |
Vtr |
Velocità dell’onda acustica nel materiale |
[m/s] |
Clf |
Capacità del dielettrico a bassa frequenza |
[F] |
Chf |
Capacità del dielettrico ad alta frequenza |
[F] |
Tabella 2.1: parametri e unità di misura
Riassumendo, e tenendo conto della tabella 2.1, le cinque forme standard per la caratterizzazione completa di un materiale piezoelettrico sono:
La piastra rettangolare deve presentare le seguenti specifiche geometriche affinché la vibrazione risultante sia solo trasversale:
l >3,5w
l >3,5t
Si misurano fs e fp alla frequenza di risonanza fondamentale in lunghezza e si effettuano poi i seguenti calcoli:
s11E=1/(4rfs2 l2) (1.A)
k312/(1-k312)=(p/2)(fp/fs)tan((p/2)Df/fs) (2.A)
s11D=(1-k312)s11E (3.A)
d31=k31(e33Ts11E)1/2 (4.A)
g31=d31/e33T (5.A)
dove Df=fp-fs e il coefficiente e33T verrà ricavato dalla (6.B).
La specifica del campione dovrà essere in questo caso:
l >10 t.
Si misura quindi la capacità a bassa frequenza Cl,f, ad alta frequenza Ch,f, le frequenze di risonanza fs e fp del modo di vibrazione in spessore e la frequenza di risonanza parallelo di una delle armoniche della vibrazione in spessore fp,i (con i=1,3,5,7...); è così possibile calcolare:
e33T=C1,ft/l2 (6.B)
e33S=Ch,ft/l2 (7.B)
kt332=(p/2)(fs/fp)tan((p/2)Df/fp) (8.B)
C33D=4r(fp,it/i)2 (9.B)
C33E=C33D(1-kt332) (10.B)
d33=kt33(s33Ee33T)1/2 (11.B)
dove r è la densità del materiale, i è l’ordine dell’armonica e s33E si ricaverà dalla relazione (31.E).
Vengono misurate, oltre alle grandezze già dette, le frequenze di risonanza serie fondamentale fIII, fIV; dal loro rapporto e usando la tabella riportata sugli standard [12] è possibile avere una stima del coefficiente di Poisson:
fIII/fIV Þ sp
Poiché
sp=-s12E/s11E (12.B)
Þ s12E=-sps11E (13.B)
s11E è stata calcolata nella relazione (1.A).
Inoltre misurando l’impedenza minima Zs alla frequenza di risonanza e la capacità Cl,f a bassa frequenza si ricava:
Qm= fp2/(2pfs ZsCl,f (fp2-fs2)) (14.B)
d >10t
Si misurano quindi fs e fp del modo di vibrazione planare e si calcolano i seguenti coefficienti:
kp2/(1-kp2)=((1-sp)J1(h1(1+Df/fs))-h1(1+Df/fs)J0(h1(1+Df/fs)))/((1+sp)J1(h1(1+Df/fs))) (15.C)
dove:
J0, J1® funzioni di Bessel
h1 ® soluzione positiva dell’equazione: (1+sp)J1(h)=hJ0(h)
Una volta che sia noto sp, ricavare sia kp che h1 è più semplice di quanto possa sembrare in quanto, senza dover risolvere le equazioni sopra scritte, è possibile trovare negli standard il grafico dell’andamento di kp in funzione di Df/fs al variare di sp, nonché le tabelle relative ai valori che assume h1 al variare sempre di sp.
Dalla geometria a disco è possibile inoltre calcolare:
k312=kp2(1-sp)/2 (16.C)
s11E=h12/(p2d2fs2(1-sp2)r) (17.C)
d31=k31(e33Ts11E)1/2 (18.C)
g31=d31/e33T (19.C)
Specifiche del campione saranno in questo caso:
l >3w
l >3t
Si misurano a questo punto le capacità a bassa e alta frequenza (Cl,f e Ch,f rispettivamente) e una delle frequenze fp,i corrispondente ad una delle armoniche di ordine superiore (con i=1,3,5,7...). E’ così possibile ricavare:
e11T=Cl,ft/(lw) (20.D)
e11S=Ch,ft/(lw) (21.D)
k152=1-(e11S/e11T) (22.D)
s55D=(i/(fp,it))21/(4r) (23.D)
s55E=s55D/(1-k152) (24.D)
d15=k15(e11Ts55E)1/2 (25.D)
g15=d15/e11T (26.D)
s44D=s55D (27.D)
C44E=1/s44E (28.D)
C44D=1/s44D (29.D)
Poste le specifiche del campione:
l >3w
l >3t
Si misura la frequenza di risonanza fp del modo di vibrazione in lunghezza e si ricavano i seguenti coefficienti:
s33D=1/(4rfp2l2) (30.E)
s33E=s33D/(1-k332) (31.E)
La simmetria del cristallo [6] piezoelettrico ci permette, inoltre, di ricavare dalle relazioni esistenti tra le costanti elastiche.
Usando la relazione C33E=(s11E+s12E)/(s33E(s11E+s12E)-2(s13E)2) si ha che:
(s13E)2=1/2(s11E+s12E)(s33E-1/C33E) (32.E)
C13E=-s13EC33E/(s11E+s12E) (33.E)
C11E=1/2(s33EC33E/(s11E+s12E)+1/(s11E-s12E)) (34.E)
C12E=s33EC33E/(s11E+s12E)-C11E (35.E)
I coefficienti così ricavati vengono quindi tabulati e forniti come caratteristiche piezoelettriche del materiale; c’è da aggiungere che solitamente nelle tabelle vengono forniti i valori delle costanti dielettriche relative, anziché i valori di quelle assolute. Per esempio, invece di e11T viene dato K1T=e11T/e0 dove e0 è la permettività elettrica del vuoto.
Molto importanti in alcuni specifici settori applicativi sono le proprietà acustiche dei piezoelettrici. Qui interessano, però, le analogie che le onde acustiche di un materiale piezoelettrico hanno con le grandezze elettriche. A tale proposito è necessario fornire brevi cenni di fisica acustica. [13]
Come noto le onde sonore in un mezzo sono originate da vibrazioni delle particelle del mezzo attorno alla loro posizione di equilibrio. Il diffondersi della vibrazione di una particella alle particelle vicine provoca la propagazione dell’onda sonora del mezzo. Quando l’onda viene trasmessa nella stessa direzione della vibrazione si originano delle compressioni e rarefazioni alternate nel mezzo, da cui il nome di onde di compressione. Diversamente, quando il moto vibratorio è perpendicolare alla direzione di propagazione si originano le onde trasversali.
Il passaggio di un’onda sonora in un mezzo è caratterizzato da vettori d’onda, i cui valori variano periodicamente sia nel tempo sia nello spazio. I vettori più importanti sono:
a) spostamento (della particella) `x, che è lo spostamento dalla posizione di riposo di una singola particella del mezzo
b)
velocità
(della particella) che
è la velocità con cui la particella si muove intorno alla posizione di riposo
c) pressione acustica (o stress) `p, che è la pressione (o lo stress) dovuti all’azione dell’onda
Per un’onda piana i vettori d’onda, in un dato istante, sono costanti in tutti i punti appartenenti ad un piano perpendicolare alla direzione di propagazione.
La velocità di propagazione dell’onda nel mezzo dipende dalle proprietà elastiche del mezzo oltre che dalla sua densità. Mediante opportune considerazioni si giunge ad affermare che:
(2.27)
In
questa espressione si è indicato con c
la velocità di propagazione dell’onda, r
la densità del mezzo, YE
il modulo elastico. Nel caso del materiale piezoelettrico descritto nel capitolo
precedente si ha che YE corrisponde
a
da cui:
(2.28)
Una volta definiti i vettori d’onda e la velocità di propagazione dell’onda è possibile stabilire una analogia formale tra le vibrazioni di tipo acustico e quelle di tipo elettrico. Questo consente di considerare equivalenti le seguenti grandezze:
pressione acustica Û differenza di potenziale
spostamento Û carica elettrica
velocità Û corrente
questa analogia porta a definire l’impedenza acustica `Za, allo stesso modo dell’impedenza elettrica, come il rapporto tra pressione acustica e velocità:
Û
Analogamente a quella elettrica, anche l’impedenza acustica è rappresentabile da un numero complesso esprimibile come:
`Za=Ra+jXa
in cui si distinguono la componente resistiva Ra e quella reattiva Xa.
Nel
caso di onde piane in un mezzo privo di assorbimento i vettori `p
e hanno
espressioni tali da poter esprimere Za
nel seguente modo:
In questo caso, quindi, l’impedenza acustica risulta puramente resistiva e facilmente calcolabile.
L’unità di misura di questa grandezza è il rayl definito come segue:
[Za]=[rc]=[(kg/m3)(m/s)]=[kg/(m2s)]
Una volta definita l’impedenza acustica si possono introdurre due parametri che rivestono notevole importanza in campo applicativo cioè il coefficiente di riflessione ar e il coefficiente di trasmissione at.
Data una coppia di materiali 1 e 2 in contatto tra loro lungo una superficie piana, si consideri un’onda sonora originata nel mezzo 1 incidente la superficie di separazione. L’energia sonora verrà una parte riflessa nel mezzo 1 e in parte trasmessa nel mezzo 2.
In corrispondenza della superficie di separazione il coefficiente ar è definito dal rapporto tra l’intensità acustica dell’onda riflessa e quella dell’onda incidente, mentre at è il rapporto tra l’intensità dell’onda trasmessa e quella incidente. Se R1 e R2 sono le impedenze acustiche (reali) dei due mezzi si ha:
Queste equazioni mostrano che qualora, R1 e R2 siano uguali tra loro, at raggiunge il valore massimo che è 1, mentre ar diventa nullo. In questa condizione ideale si ottiene il massimo trasferimento di energia da un mezzo all’altro. In pratica si possono ottenere buoni accoppiamenti acustici fra i due mezzi quando le due impedenze acustiche sono dello stesso ordine di grandezza [12].